Come raggiungere gli obiettivi

Nella vita siamo abituati a svolgere una grande quantità di attività, alcune ripetitive, altre nuove. È interessante domandarsi perché lo facciamo, quali sono le leve e le ragioni che ci spingono ad agire in un certo modo, ed è estremamente utile capire quali sono le condizioni e l’approccio migliore per raggiungere i nostri obiettivi.

A ben vedere le motivazioni sono fondamentalmente due, la volontà e/o il dovere, ossia il desiderio e/o la necessità.

Proviamo a disegnare uno schema cartesiano in cui inseriamo nelle ascisse la volontà e nelle ordinate il dovere e dividiamolo in quattro quadrati. Ho chiamato questo schema la “matrice di approccio agli obiettivi” (GAM© – Goals Approach Matrix).

 

Ciascun quadrato identifica un approccio di tipo diverso. Il QUADRATO ROSSOrappresenta la scarsità o mancanza di volontà e dovere e corrisponde di fatto all’assenza di motivazione. Questo è l’approccio, o meglio l’atteggiamento, dello SCANSAFATICHE.

Il QUADRATO BLU indica l’approccio che dà la precedenza al dovere. Chi segue questa strada è spinto a svolgere le proprie attività dal senso del dovere, pur in assenza di una volontà precisa. In questa zona le leve motivazionali sono dunque la responsabilità, la necessità e talvolta l’urgenza di fare qualcosa e l’atteggiamento prevalente è di tipo reattivo. Questo è l’approccio del SOLDATO, emblema del senso del dovere anteposto anche al proprio volere.

Il QUADRATO GIALLO è dedicato all’approccio di chi agisce spinto dalla volontà senza essere costretto da eventi esterni; qui la leva motivazionale è il desiderio, la passione, e l’atteggiamento sarà prevalentemente proattivo. Questo è l’approccio dell’ESPLORATORE che simboleggia la volontà di fare nuove scoperte senza avere il dovere o la necessità di farlo.

Infine, il QUADRATO VERDE delimita l’approccio di chi svolge le attività che vuole e, allo stesso tempo, deve fare; in questo caso gli atteggiamenti e le leve motivazionali sono la somma di quelli relativi ai QUADRATI BLU E GIALLO. Questo è l’approccio del NEONATO i cui comportamenti sono totalmente indirizzati dal desiderio e dalla necessità.

Detto che probabilmente molti di noi nella vita si sono trovati almeno una volta ad agire in uno dei quattro quadrati, si possono fare delle considerazioni di carattere generale.

Innanzitutto, non dobbiamo fare l’errore di confondere il dovere con la volontà. Ad esempio, chi è abituato da molti anni a fare il proprio lavoro per senso del dovere, potrebbe scambiare la sua attitudine a raggiungere risultati come frutto della propria volontà, ma non è detto che sia così. In altre parole, l’abitudine a fare sempre le stesse cose, anche facendole bene, potrebbe farci dimenticare quelli che sono i nostri veri desideri e alla lunga questo atteggiamento potrebbe essere frustrante.

Quando si crea in noi un conflitto forte tra quello che dobbiamo fare e quello che vogliamo fare, la maggior parte delle volte quest’ultimo aspetto tenderà a prevalere a discapito del primo. Di conseguenza non possiamo troppo a lungo nascondere quelli che sono i nostri desideri più profondi (nella vita e nel lavoro) o far finta che non ci siano.

Ma è vero anche il contrario, se agiamo mossi esclusivamente dalla passione senza sentire al contempo la necessità di fare ciò che facciamo, col tempo c’è il rischio che il desiderio si affievolisca e con esso la forza motivazionale che ci spinge verso l’obiettivo.

D’altronde tutte le persone di successo hanno in comune una fortissima volontà, qualunque sia il campo in cui operano, ed è evidente che questa volontà è ulteriormente rafforzata dal senso del dovere (a questo proposito non dimentichiamo quanto siano fondamentali anche la determinazione e la propensione al miglioramento delle proprie capacità che descrivo nel mio modello multiolistico).

Per realizzarci appieno non possiamo quindi prescindere da quello che vogliamo (in primis) e dobbiamo fare, ma non è detto che possiamo puntare in quella direzione fin dall’inizio; è possibile infatti che i casi della vita ci consiglino di (o ci costringano a) intraprendere prima un percorso che prediliga obiettivi spinti dal dovere per poi, a un certo punto, svoltare nella direzione di quello che vogliamo (e dobbiamo) veramente fare.

Dando per scontato che lo SCANSAFATICHE non sia un buon esempio per raggiungere alcun risultato, per alcuni di noi potrebbe essere più indicata la strada del SOLDATO, mentre per altri quella dell’ESPLORATORE, dipendendo dal contesto e dalle nostre attitudini, e sarà pertanto possibile fare una buona carriera manageriale da soldati o un’interessante esperienza imprenditoriale da esploratori.

Ma prima o poi, qualunque sia il punto di partenza, dovremo re-imparare ad assumere l’atteggiamento di quando eravamo piccoli per raggiungere i nostri obiettivi più importanti con l’urgenza e l’entusiasmo del NEONATO!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere